Aprire una Partita IVA è una delle domande più frequenti tra chi gestisce un’associazione no profit. Serve davvero? Quando è obbligatoria? Quanto costa? E come si fa a non perdersi tra moduli, codici ATECO e regimi fiscali?
Spoiler: non tutte le associazioni devono aprirla. Ma se gestisci attività a pagamento (anche solo occasionalmente), è probabile che tu debba farlo. Questa guida ti spiega quando serve, come si apre, che impatto ha sulla contabilità e cosa cambia se sei un Ente del Terzo Settore (ETS) iscritto al RUNTS.
Parliamo chiaro: l’obiettivo non è complicarti la vita, ma aiutarti a evitare errori costosi. Con esempi pratici, indicazioni aggiornate e consigli utili per partire con il piede giusto.
Serve davvero la partita IVA per un’associazione?
Dipende da cosa fai. La Partita IVA serve solo se l’associazione svolge attività di tipo commerciale, cioè vende beni o servizi a pagamento in modo non occasionale.
Ecco alcuni esempi di attività che richiedono la Partita IVA:
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Vendita di gadget o abbigliamento con il logo dell’associazione
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Gestione di un bar sociale con incassi regolari
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Organizzazione di corsi o eventi aperti anche a non soci
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Affitto di spazi o strutture a pagamento
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Sponsorizzazioni con obblighi promozionali
Non serve la Partita IVA, invece, se:
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organizzi attività gratuite rivolte solo ai soci
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incassi solo quote associative e donazioni
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partecipi a bandi pubblici senza vendere nulla
Attenzione: al 2025 non è ancora entrata in vigore nessuna norma che impone in automatico la Partita IVA a tutte le associazioni. La soglia discriminante resta sempre l’attività commerciale svolta in modo abituale. Se resti nell’ambito delle attività istituzionali, puoi operare solo con il codice fiscale.
RUNTS e regime fiscale ETS: cosa cambia se hai P.IVA?
Dal 2022 il RUNTS – Registro Unico Nazionale del Terzo Settore – è diventato il punto di riferimento per migliaia di associazioni no profit italiane. Iscriversi non è obbligatorio per tutte, ma se scegli di farlo, entri ufficialmente nella categoria degli Enti del Terzo Settore (ETS), con vantaggi (fiscali e non) e regole ben precise.
Ma cosa cambia a livello fiscale se sei un ETS con Partita IVA?
Cambiano tante cose, ma le principali sono queste:
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Regime fiscale dedicato: il Codice del Terzo Settore (D.Lgs. 117/2017) prevede un sistema di tassazione ad hoc per gli ETS. Se rispetti determinati requisiti, puoi beneficiare di esenzioni IVA parziali, tassazione agevolata e obblighi contabili semplificati.
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Attività commerciali “secondarie e strumentali”: come ETS puoi svolgere attività a pagamento, ma devono restare secondarie rispetto a quelle istituzionali. Se superi certe soglie, rischi di perdere le agevolazioni e passare al regime ordinario.
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Contabilità separata: se vendi qualcosa (biglietti, corsi, merchandising), devi tenere una contabilità distinta tra attività istituzionale e commerciale. Serve per calcolare correttamente IVA, imposte e contributi.
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Modello EAS e comunicazioni fiscali: alcune semplificazioni non valgono più se sei iscritto al RUNTS. Occhio alle nuove scadenze: dichiarazione degli enti del Terzo Settore, deposito del bilancio, rendiconti su raccolte fondi ecc.
Un consiglio pratico: prima di iscriverti al RUNTS e aprire Partita IVA, parla con un commercialista esperto in ETS. Le regole sono nuove, complesse e spesso diverse da quelle che conoscevi se gestivi una ASD o APS “vecchio stile”.
All’interno del gestionale mettiamo a disposizione una chat gratuita con commercialisti e consulenti del lavoro esperti di sport e del Terzo Settore. Scopri di più sul servizio di consulenza gratuita all’interno del gestionale.
Come aprire la Partita IVA per un’associazione
Aprire la Partita IVA per un’associazione no profit non è complicato, ma servono i documenti giusti e un po’ di attenzione. La procedura è gratuita, si fa in pochi giorni, e puoi scegliere se gestirla da solo o con l’aiuto di un commercialista.
Ecco cosa serve per partire:
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Atto costitutivo e statuto: devono essere firmati e registrati (a meno che tu non sia un ente non riconosciuto che svolge solo attività istituzionali).
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Codice fiscale dell’associazione: se non l’hai ancora, va richiesto con il modello AA5/6.
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Modulo AA7/10: è il modello da compilare per aprire Partita IVA per soggetti diversi dalle persone fisiche (come associazioni, fondazioni, enti). Puoi scaricarlo dal sito dell’Agenzia delle Entrate.
Come presentare il modulo:
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Online, se hai SPID o ti affidi a un intermediario abilitato (come un commercialista)
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Di persona, consegnando il modulo e i documenti all’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate
Nel modulo AA7/10 ti verranno chiesti:
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i dati identificativi dell’associazione
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la data di inizio attività commerciale
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il codice ATECO che descrive cosa fai (es. 931910 per attività sportive dilettantistiche)
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il tipo di regime fiscale (ordinario, forfettario, ETS ecc.)
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i dati del rappresentante legale
Dopo l’invio, riceverai un certificato con la Partita IVA assegnata: conservalo bene, perché ti servirà per fatture, iscrizioni e dichiarazioni.
Se è la tua prima volta con Partita IVA, fatti affiancare da chi ne capisce. Sbagliare il codice ATECO o il regime può portare problemi (e in casi estremi anche multe) difficili da sistemare dopo.
Se vuoi aprire partita IVA per la tua associazione, ti lascio qui il modulo AA7/10 e le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate per compilarlo correttamente.
IVA e contabilità per le associazioni
Una volta ottenuta la Partita IVA, scatta l’obbligo di gestire correttamente IVA e contabilità. Anche se sei un’associazione no profit, l’Agenzia delle Entrate ti tratta come un soggetto commerciale per tutto ciò che esula dall’attività istituzionale.
Come funziona l’IVA?
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Se vendi beni o servizi (biglietti, corsi, merchandising, affitto campi…), devi applicare l’IVA e versarla allo Stato.
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Se compri beni o servizi (attrezzature, affitti, consulenze), puoi detrarre l’IVA, ma solo nella misura in cui l’acquisto è legato all’attività commerciale.
Occhio al pro-rata di detraibilità: se la tua associazione svolge sia attività istituzionali (esenti) che attività commerciali (soggette a IVA), puoi scaricare solo una parte dell’IVA pagata sugli acquisti. La percentuale si calcola ogni anno in base al rapporto tra operazioni imponibili e totali.
In pratica: più vendi, più puoi detrarre. Meno vendi, meno ti spetta.
Obblighi contabili principali:
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Emissione di fatture per ogni attività commerciale
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Registri IVA (acquisti e vendite)
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Liquidazioni periodiche (mensili o trimestrali)
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Dichiarazione IVA annuale
Inoltre, se sei iscritto al RUNTS, devi tenere una contabilità separata tra attività istituzionale e commerciale, depositare il bilancio ogni anno e conservare tutte le pezze giustificative per almeno 10 anni.
Usa un software gestionale o affidati a un commercialista esperto. Anche una piccola dimenticanza (come una fattura non registrata) può trasformarsi in una sanzione da centinaia di euro. Se può farti comodo, il nostro gestionale Golee è perfetto per assisterti in questo genere di pratiche burocratiche.
Fondo comune e responsabilità dei dirigenti
Un’associazione no profit non ha “proprietari”, ma un fondo comune: cioè un patrimonio collettivo che appartiene all’ente, non ai singoli soci. Tutti i beni acquistati (attrezzature, sedi, auto, computer) e le entrate (quote, donazioni, fatture) confluiscono in questo fondo, e devono essere usati solo per gli scopi dell’associazione.
Attenzione però: aprire la Partita IVA e iniziare a vendere servizi comporta anche rischi legali e fiscali per chi gestisce l’associazione.
Chiariamo subito una cosa:
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Se la tua associazione è non riconosciuta (cioè senza personalità giuridica), il presidente e i membri del direttivo possono rispondere con il proprio patrimonio personale in caso di debiti, multe o irregolarità fiscali.
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Se l’associazione è riconosciuta (es. fondazione, APS o ETS iscritto al RUNTS con personalità giuridica), la responsabilità si limita di norma al fondo comune.
In ogni caso, è fondamentale:
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Tenere la contabilità in ordine
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Approvare regolarmente i bilanci
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Evitare confusioni tra patrimonio personale e fondi dell’associazione
Morale? Anche se sei volontario e lo fai “per passione”, hai responsabilità concrete. Se sei nel direttivo, meglio sapere cosa firmi e farsi aiutare da chi ne capisce.
Gestione contabile: meglio con un professionista
Quando conviene affidarsi a un commercialista
Anche se tecnicamente un’associazione può gestire da sola la propria contabilità, nella pratica affidarsi a un commercialista è quasi sempre la scelta più saggia.
Aprire una Partita IVA significa entrare nel mondo delle registrazioni contabili, adempimenti IVA, dichiarazioni fiscali, bilanci. Anche una svista può costare caro, soprattutto per chi non ha esperienza in materia fiscale.
Quando è fortemente consigliato rivolgersi a un professionista?
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Hai attività commerciali continuative (es. corsi, affitti spazi, vendita gadget)
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Sei iscritto al RUNTS e hai obblighi di bilancio e trasparenza
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L’associazione gestisce importi significativi o riceve contributi pubblici
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Vuoi accertarti di rimanere nel perimetro fiscale corretto, evitando rischi
Un buon commercialista non è una spesa, ma un’assicurazione contro gli errori. Ti aiuta a dormire tranquillo e a concentrarti su quello che conta davvero: far crescere la tua associazione.
Il consiglio è anche di affidarsi a strumenti che ti aiutino nella gestione dei documenti fiscali, dei pagamenti e degli adempimenti. Golee è già utilizzato da oltre 15.000 società sportive in tutta Italia, se vuoi approfondire la gestione burocratica e contabile della tua associazione puoi farlo qui.
Regime forfettario: vantaggi e limiti
Per le associazioni che fatturano poco e vogliono tenere la contabilità leggera, esiste il regime forfettario. È una modalità semplificata di tassazione che, a determinate condizioni, può essere molto vantaggiosa.
Ecco i vantaggi principali:
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Tassazione ridotta (aliquota al 15%, che può scendere al 5% nei primi anni)
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Niente IVA da versare né da detrarre
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Niente registri IVA
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Adempimenti contabili minimi
Ma attenzione: non tutte le associazioni possono accedervi. Per entrare nel forfettario devi:
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Avere ricavi annui sotto una certa soglia (attualmente 100.000 euro)
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Non superare un certo livello di spese per lavoro dipendente o collaboratori
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Svolgere attività commerciale “limitata” (non prevalente sull’istituzionale)
Inoltre, non puoi scaricare l’IVA sugli acquisti e non puoi dedurre le spese reali: l’utile imponibile si calcola in modo forfettario, in base al tipo di attività (ATECO).
È conveniente? Dipende. Se vendi poco e hai poche spese, sì. Se hai costi fissi importanti o attività miste, meglio valutare con un consulente.
Conclusione
Perché aprire (o non aprire) la Partita IVA può fare la differenza
La Partita IVA non è un ostacolo, ma uno strumento per crescere in regola. Ti serve se vuoi vendere servizi, fare sponsorizzazioni, lavorare con la PA, gestire corsi a pagamento o ricevere fondi strutturati. Non averla ti limita, punto.
Il vero punto chiave è capire bene la differenza tra attività istituzionale e commerciale:
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L’attività istituzionale (per i soci, senza scopo di lucro, secondo statuto) non richiede Partita IVA.
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L’attività commerciale (verso esterni, con corrispettivo, continuativa) sì.
Se resti nel tuo perimetro statutario, con solo codice fiscale puoi gestire l’associazione senza problemi. Ma se inizi a vendere servizi e generare entrate regolari, la Partita IVA non è una scelta: è un obbligo.
Se vuoi evitare errori parti da una mappa chiara di cosa fa davvero la tua associazione. Poi confrontati con un consulente. Solo così puoi decidere se, come e quando aprire la Partita IVA.