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IVA, ETS e ASD: la proroga al 2036 e cosa cambia davvero per le associazioni sportive

Golee

Introduzione

Il 20 novembre 2025 il Governo ha approvato un nuovo decreto che proroga al 1° gennaio 2036 l’attuale regime di esclusione IVA per gli enti del Terzo Settore, comprese le associazioni sportive dilettantistiche (ASD/SSD), rinviando per la quinta volta l’entrata in vigore delle nuove regole inizialmente previste per il 2026.

La misura garantisce stabilità a migliaia di associazioni: significa che, per i prossimi 10 anni, niente obbligo di Partita IVA, niente fatturazione elettronica obbligatoria e niente contabilità IVA complessa per le attività associative rivolte a soci e tesserati.

Questo articolo spiega in modo chiaro e concreto cosa cambia — e cosa non cambia — per chi gestisce un’associazione sportiva, un circolo o un ente non profit.

Cosa prevede la proroga al 2036?

  • Il decreto approvato in Consiglio dei Ministri rinvia di dieci anni l’entrata in vigore delle nuove disposizioni IVA previste dal D.L. 146/2021 per gli enti associativi.
  • Fino al 2036 rimane quindi valido il regime di esclusione IVA per le “prestazioni istituzionali” rese da enti non commerciali (ASD, APS, ODV, ecc.) nei confronti di soci, associati o tesserati.
  • Le associazioni sportive restano incluse tra i beneficiari della proroga: nessun obbligo generalizzato di Partita IVA per le attività associative.

Il provvedimento è stato motivato come atto di tutela per la “missione sociale” degli enti non profit, riconoscendo la specificità delle prestazioni offerte agli associati e l’importanza di garantire continuità operativa senza oneri eccessivi.

Cosa significa per ASD, SSD e altri enti associativi?

Nessun obbligo di Partita IVA

Per le associazioni che svolgono attività istituzionali rivolte a soci/tesserati, l’obbligo di apertura di una Partita IVA — che sarebbe scattato dal 2026 — viene sospeso fino al 2036.

Ricevute semplici invece di fatture elettroniche

I corrispettivi specifici (quote, contributi, rette corsi) versati da soci/tesserati restano coperti dall’esclusione IVA: è sufficiente rilasciare ricevute cartacee non fiscali, senza obblighi di fatturazione elettronica o registrazione IVA.

Continuano a valere le regole attuali per la somministrazione interna

Per le associazioni che svolgono attività accessorie — ad esempio somministrazione di alimenti e bevande nella sede sociale — non cambia nulla: resta possibile operare senza IVA, purché si tratti di attività complementari all’attività istituzionale.

In sintesi: per gli enti non profit e sportivi dilettantistici, la proroga significa almeno un decennio di “calma fiscale”, senza obblighi crudeli e con possibilità di concentrarsi su sport e comunità.

Cosa sarebbe cambiato senza la proroga?

Senza questo rinvio, dal 1° gennaio 2026 le associazioni avrebbero dovuto affrontare:

  • apertura obbligatoria di Partita IVA;

  • fatturazione elettronica per corrispettivi specifici;

  • registrazione operazioni, contabilità IVA, liquidazioni, dichiarazioni;

  • adeguamento statutario/organizzativo per rispondere ai nuovi requisiti.

Per molte piccole ASD o SSD, sarebbe stato un salto impegnativo, con rischio di esclusione o adempimenti troppo onerosi.

Perché la proroga è stata decisa (e cosa cambia sul piano politico-normativo)

Secondo le fonti ufficiali, il rinvio è frutto delle interlocuzioni con la Commissione Europea, tenendo conto delle perplessità del “Terzo Settore” italiano circa l’impatto di una riforma troppo rapida.

Il nuovo orizzonte temporale consente:

  • di gestire la transizione in modo graduale;

  • di preservare la missione sociale degli enti associativi;

  • di evitare un sovraccarico burocratico a realtà spesso piccole e senza struttura amministrativa.

Al tempo stesso, il decreto prevede un riordino delle esenzioni IVA per gli enti del Terzo Settore, con l’obiettivo di adeguare la normativa italiana al diritto comunitario, ma garantendo una soglia di tempo ragionevole per la transizione.

Cosa fare oggi e come prepararsi per il futuro

Cosa fare subito

  • Continuare ad operare come prima: i vecchi schemi fiscali restano validi fino al 2036.

  • Mantenere la distinzione tra “attività istituzionali/associative” e “attività commerciali accessorie”.

  • Emettere ricevute semplici per quote o rette corsi (per soci/tesserati).

  • Per la somministrazione interna di cibi/bevande, rispettare le condizioni di attività complementare.

Cosa valutare per il medio termine

  • Monitorare la definizione normativa definitiva per il 2036: la proroga non significa che la riforma sparisce, ma che viene rimandata.

  • Se prevedi attività “non istituzionali” — corsi aperti ad esterni, servizi accessori, ecc. — valuta con un commercialista se è opportuno dotarsi di P.IVA già da ora, oppure rinviare.

  • Tenere traccia di eventuali modifiche normative, esenzioni o regimi agevolati per ETS.

Conclusione

La proroga al 2036 rappresenta un vero e proprio respiro di sollievo per il mondo del non profit e dello sport dilettantistico. Ha congelato — per almeno un decennio — un cambiamento che avrebbe comportato nuovi adempimenti, costi e complessità gestionali.

Per ASD, SSD, APS, ODV ed enti del Terzo Settore significa poter continuare a operare con serenità, concentrarsi su sport e comunità, e rinviare decisioni difficili come l’apertura di una Partita IVA.

Allo stesso tempo, è importante non considerare la proroga come una “sospensione definitiva”: il 2036 è vicino in termini normativi, e ogni ente dovrebbe iniziare a monitorare le evoluzioni per prepararsi con anticipo.

Sommario

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